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Dictator - Robert Harris
Questo è l’ultimo volume della trilogia dedicata a Marco Tullio Cicerone. E’ una biografia romanzata del famoso avvocato e politico romano, divisa appunto in tre libri, di cui il primo, Imperium, parla sostanzialmente della sua ascesa a Console, il secondo, Conspirata, della sua travagliata difesa del rango e della Repubblica con la famosa vicenda di Catilina e il terzo, Dictator, della sua ultima stagione, ormai consapevole della sua parabola discendente e della frantumazione della forma di governo repubblicana.
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L'arciere di Azincourt - romanzo di Bernard Cornwell
Il 25 ottobre 1415, nel contesto della guerra dei cent’anni, avvenne una battaglia nella piana di Azincourt, non molto lontano da Calais, fra le inferiori numericamente truppe inglesi comandate dal re Enrico V e ll poderoso esercito francese condotto da Carlo duca d’Orleans, Giovanni duca di Borbone e Giovanni duca di’Alençon. Non fu uno scontro decisivo in ordine allo svolgimento della guerra, ma viene ricordato perché gli inglesi, stanchi, a corto di viveri e minati da un’epidemia di dissenteria, ebbero ragione dei ben più numerosi e riposati francesi. Diverse sono cause di questa disfatta, in parte dovute al terreno su cui si svolse lo scontro (un vero e proprio pantano in cui si dibatterono fra mille difficoltà le truppe d’oltralpe dotate di pesanti armature), in parte agli abili e micidiali arcieri inglesi, che grazie anche ai loro particolari archi, fecero scempio della temutissima cavalleria nemica. Dato il risultato eclatante parecchi artisti ne parlarono con le loro opere, come in campo teatrale Shakespeare con il suo Enrico V, oppure, in campo cinematografico Laurence Olivier e Kenneth Branagh con le due pellicole dal medesimo titolo (Enrico V). Inoltre i saggi storici sono assai numerosi e analizzano compiutamente e da diversi punta di vista la campagna militare di Enrico V in Francia.
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Gotico rurale - Eraldo Baldini
Nei primi anni del dopoguerra, quando ero ancora un bimbetto, capitava che in estate, ogni tanto, andassi con i miei genitori dagli zii che abitavano in campagna per fare il fine settimana, una villeggiatura alla buona, l’evasione dalle mura cittadine per un’immersione nella natura. Mi piaceva, ma amavo soprattutto stare alla sera, dopo cena, sotto il portico con questi miei parenti e i loro vicini, persone che intessevano una conversazione che sfociava inevitabilmente nella narrazione di qualche leggenda, fatta di morti che ritornavano a vedere i vivi, di spiriti burloni che assalivano chi passava quando era buio davanti al cimitero e che spogliavano le donne, soprattutto quelle giovani. Io ascoltavo, sgranavo gli occhi e credevo a tutto quello che dicevano, al punto che a letto, nella notte, mi sembrava di udire i passi degli spettri. Eraldo Baldini, che ha pochi anni meno di me, nativo in Romagna, territorio un tempo a notevole vocazione agricola, deve aver sentito anche lui da infante o poco più storie analoghe a quelle che ascoltavo dagli zii e deve esserne rimasto impressionato al pari di me, al punto però, diventato adulto, dal prendere come spunto le leggende rurali per dare vita a una narrazione specifica, un gotico che però non è drammatico, ma comunque inquietante, perché appare ben più probabile. Come primo contatto con questo autore ho scelto una sua raccolta di racconti intitolata Gotico rurale, dodici prose in cui Baldini mette in mostra la sua indubbia creatività, pur rimanendo strettamente osservante di quelli che erano gli usi e i riti di una civiltà contadina da tempo scomparsa. Le credenze e le superstizioni sono presenti in queste righe ed erano tipiche di un certo mondo, strettamente connesso alla natura, quasi sempre benigna, ma talvolta feroce, con il cristianesimo che non riusciva a sradicare il paganesimo, ma anzi ne subiva gli influssi. Si potrebbe dire che come si invocavano i santi, per scaramanzia si evocavano anche i principi delle tenebre, i gorghi del fiume dal quale uscivano le mani di un mostro per ghermire chi stava sulle sue rive o il tuono del temporale che era la voce del diavolo in carrozza. Dodici racconti e come sempre ce ne sono di più o meno riusciti, e tralasciando questi ultimi, mi è d’obbligo fare un breve cenno a quelli che più mi sono piaciuti, come La collina dei bambini, che ha un fondamento nella Crociata dei bambini avvenuta nel lontano 1212; A lume di candela è forse il più inquietante, con una punizione, a distanza di anni, di chi avrebbe potuto salvare una persona e invece non l’ha fatto. Ma se Chi vive nel grande olmo? gioca tutto sulla superstizione con un evento che si rivelerà del tutto naturale, Foto ricordo è spiazzante nel suo orrore, nella capacità dell’autore di sovvertire la natura umana, con una candida vecchietta che si rivela un autentico mostro. E che dire di Nella nebbia, con il paesaggio caratteristico delle valli del Po, di per sé misterioso, e che diventa tenebroso con il calare delle nebbie?
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Miss Marple: Nemesi - Agatha Christie
Miss Jane Marple è con Hercule Poirot il personaggio più famoso dei romanzi e dei racconti gialli di Agatha Christie. Si tratta di una vecchietta all’apparenza del tutto uguale ad altre donne della stessa stessa, con la passione per l’osservazione degli uccelli, il giardinaggio, i lavori a maglia; non è sposata, le piace cucinare i dolci e bere il il tè con le amiche. Tuttavia nasconde un’insolita dote, un fiuto ineguagliabile per risolvere omicidi anche di notevole complessità.
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Un disco dei Platters - Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli
La coppia Guccini – Macchiavelli ha dato vita a una macchina ben oliata con questi romanzi gialli appenninici, sia che l’investigatore sia l’ispettore della forestale Marco Gherardini, sia che si tratti del maresciallo dei carabinieri Benedetto Santovito. Gli ingredienti base sono ormai sperimentati: un paesino dell’appennino tosco-emiliano, all’apparenza quieto, ma dove ogni tanto accadono misfatti, con le origini di questi quasi sempre risalenti a episodi della seconda guerra mondiale, gente del posto piuttosto caratteristica, una ragazza affascinante e un investigatore ufficiale, vale a dire un maresciallo dei carabinieri incapace e borioso. In questo contesto avviene la ricerca del colpevole, una conclusione che risulta quasi sempre logica, ma che talvolta è come, si suol dire, campata in aria e questo è proprio il caso di Un disco dei Platters. Certo in ogni caso si tratta di una lettura non affaticante, spesso gradevole, ma trattandosi di narrativa gialla mi pare legittimo pretendere che il colpevole sia quello che ragionevolmente dovrebbe essere, e invece qui è uno che è altamente improbabile, tanto da avere l’impressione che, poiché il romanzo doveva finire, si sia cercato, anche annaspando, a chi attribuire ben quattro delitti, ed ecco allora l’invenzione di dare un nome a questo reo grazie a una confessione, anche se il buon maresciallo Santovito c’era arrivato per conto suo non si sa grazie a quale buona stella.
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Bandiera bianca a Cefalonia - Marcello Venturi
Cefalonia è un’isola del mar Ionio sita a ovest delle coste greche, immediatamente a nord dell’isola di Zante ed è tristemente famosa per l’eccidio degli uomini della Divisione Acqui che vi erano di stanza dopo l’occupazione della Grecia nel corso della seconda guerra mondiale; il fatto avvenne a seguito della proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, allorché le nostre truppe furono lasciate senza precise istruzioni se non quella di reagire a eventuali attacchi provenienti da forze diverse da quelle angloamericane. A Cefalonia i tedeschi intimarono la resa al generale Antonio Gandin, comandante della divisione che ordinò alle sue truppe di reagire, decisione presa non tempestivamente a causa dell’incertezza del comportamento da tenersi, ritardo che agevolò l’afflusso di nuove truppe tedesche a sostegno del locale presidio in origine molto modesto e che ingaggiarono battaglia con l’aiuto dell’aviazione. I combattimenti durarono otto giorni nel corso dei quali non pochi nostri militati caddero sul campo, mentre circa 6.500, dopo essersi arresi, furono trucidati e altri 1.300, imbarcati su navi da trasporto con destinazione i lager tedeschi, morirono a causa delle numerose mine che infestavano il mar Ionio.
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Sicilia sconosciuta - Matteo Collura
Ho visitato tutta l’Italia, alcune zone a grandi linee, altre più approfonditamente, ma dal conto è rimasta fuori la Sicilia, che non è mai stata in verità l’obiettivo di una mia escursione turistica, vuoi per la notevole distanza dalla mia residenza, vuoi perché mi sono detto che c’era sempre tempo. Purtroppo con il sopraggiungere di un’età più avanzata, con tutti i problemi di saluta che comporta, questo tempo che sembrava tanto è scaduto, così che temo che l’isola dei miei amati scrittori (la Sicilia ha dato i natali a tanti narratori di gran classe) rimarrà un sogno e pertanto dovrò accontentarmi di vederla in qualche documentario o di leggerne, come in questo libro di Matteo Collura, Sicilia sconosciuta, che è ben più di narrativa di viaggio.
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Il delitto Rosselli - Mimmo Franzinelli
Mimmo Franzinelli è un noto studioso del fascismo e in tale contesto ha scritto numerosi saggi storici; fra questi ce n’è uno che indaga sulla morte dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati nei pressi di Bagnoles-de-l’Orne, stazione termale della Normandia, il 9 giugno 1937 da un commando dell’Organisation Secrète d’Action Révolutionnaire Nationale, movimento dell’estrema destra francese più conosciuto con il soprannome di Cagoule. Gli omicidi furono commessi su istigazione del controspionaggio militare italiano e del Ministero degli Esteri del governo fascista. In effetti i Rosselli erano stati da sempre, soprattutto Carlo, ferventi antifascisti, più volte condannati, anche al confino, e riparati in Francia per proseguire alla luce del sole la loro attività di contrasto alla dittatura, accogliendo fra i tanti esuli italiani purtroppo anche spie che tennero costantemente al corrente del loro operato Mussolini e il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano. Considerata la pericolosità dei due fratelli, nel nostro paese si decise di eliminarli e questo fu il frutto di una convergenza di opinioni da parte dello stesso Galeazzo Ciano, di Filippo Anfuso, titolare della Farnesina e fedelissimo a Ciano, e di Santo Emanuele, capo del controspionaggio militare. Nella questione e nella decisione di sopprimere i due fratelli intervennero anche, in posizioni di rilievo, Arturo Bocchini, capo della polizia, Michelangelo Di Stefano, capo dell’Ovra, Mario Roatta, capo del SIM e Paolo Angioi, vice di Roatta. Ad alcuni giorni dagli omicidi la polizia francese riuscì ad individuare i membri del commando, ma stranamente non procedette ad alcun fermo; fu solo nel mese di dicembre dello stesso anno che dopo approfondite indagini quasi tutti i sicari vennero arrestati, circostanza che preoccupò i mandanti tanto più che la magistratura d’Oltralpe riuscì a individuare l’implicazione del governo italiano, che fu avvertito in proposito da quello francese, senza che tuttavia ci fosse un seguito per ragioni puramente politiche con il fine di mantenere rapporti tutto sommati tranquilli fra i due paesi. Si arrivò così alla seconda guerra mondiale senza conseguenze per sicari e mandanti. Tuttavia i magistrati francesi avevano iniziato l’iter processuale nei confronti degli assassini che rincominciò a fine conflitto, ma molti degli imputati non poterono essere ascoltati, o perché morti, o perché si erano resi irreperibili, e così nel novembre del 1948 il processo si concluse, senza peraltro che ci fosse stata una anche minima contestazione per la responsabilità italiana nel delitto. Ci furono indubbiamente delle condanne, ben 27, di cui tre alla pena capitale, ma solo per i latitanti, e 11 assoluzioni, ma chi era processata era l’organizzazione di estrema destra Cagoule, imputata di numerosi reati e omicidi, fra i quali quello dei fratelli Rosselli. Sarebbe stato logico attendere un procedimento analogo in Italia e solo per i mandanti, e in effetti ci fu; tuttavia a poche settimane dall’inizio della prima udienza il generale Roatta riuscì a fuggire, il che non impedì lo svolgimento del processo che si concluse in nemmeno due mesi con le sentenze del 12 marzo 1945 che prevedevano la pena capitale per Anfuso e l’ergastolo per Roatta ed Emanuele. Le sentenze ovviamente furono impugnate, ma finita la guerra, il clima cominciò a cambiare e così il 6 marzo del 1948 finirono con l’essere annullate, trasferendo i relativi procedimenti alla Corte d’Assise di Perugia, che il 14 ottobre del 1949 assolse tutti gli imputati con una sentenza che ha dell’incredibile, vista l’inoppugnabile evidenza dei fatti. Franzinelli ricostruisce tutta la vicenda, partendo dalle origini dell’attività antifascista dei fratelli Rosselli e arrivando alla famosa sentenza di assoluzione; lo fa con competenza ed equilibrio e inoltre come al solito evidenzia le fonti, correda il tutto con note, con i profili biografici dei “cagoulards” e dei mandanti, con riproduzioni fotografiche dei documenti e con diverse illustrazioni.
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Conspirata - Robert Harris , traduzione di Stefano Viviani
Imperium era terminato con la vittoria di Cicerone alle elezioni del consolato, una rara, per non dire unica, vittoria con consenso unanime, ed è con la sua figura, trascorsi appena due giorni dalla sua investitura che inizia il secondo libro, Conspirata. E’ un avvio tragico, con il rinvenimento del corpo di un ragazzino trucidato a seguito di un sacrificio umano, un segno del destino avverso al nuovo console, che non riuscirà ad avere, nel proprio incarico, il benché minimo periodo di quiete, dovendo anche e soprattutto affrontare il tentativo di colpo di stato di Lucio Sergio Catilina. E’ forse questo il periodo migliore della vita di Cicerone e anche la parte migliore di questo libro, se non addirittura dell’intera trilogia. Catilina è l’arma con cui si vuole esautorare la repubblica, ma l’arma che tiene la spada va cercata altrove; potrebbe trattarsi di Crasso, oppure di Pompeo, ma entrambi sono alleati e manovrati da un individuo la cui perfidia ha dell’incredibile e che concepisce il potere come totale asservimento degli altri alla sua volontà. Il suo nome è Gaio Giulio Cesare, un astro nascente che oltre a splendere sempre di più in cielo tesse continue trame per abbattere chiunque lo ostacoli nei suoi disegni e Cicerone è senz’altro il suo avversario più agguerrito e in breve diventerà il suo nemico. In questo libro la politica diventa il mezzo per raggiungere gli obiettivi di potere e per accrescerli, una serie di sotterfugi, di tradimenti, di alleanze, di violenze, tendenti dapprima a isolare l’avversario, poi a renderlo inviso al popolo e infine a emarginarlo, dandogli dapprima la morte civile, poi anche quella fisica. Devo ammettere che l’abilità di Robert Harris è sconcertante, capace come è di descrivere trame sottili, giravolte imperiose, riuscendo a rendere partecipe il lettore all’angoscia di certi personaggi, fra i quali un Marco Tullio Cicerone che in breve diventa l’ombra di se stesso e che non riesce più a subodorare i tranelli e a scegliere le azioni più mirate per difendersi. L’uomo è stanco e con lui il politico, stanco di combattere un nemico dietro l’altro di quel concetto di Repubblica che ha sempre difeso strenuamente e quando si è in queste condizioni l’unica tattica, estrema, è la fuga; ed è così che si chiude Conspirata, con Marco Tullio Cicerone che a piedi, con un paio di schiavi che portano un po’ di bagaglio e con il fido Tirone, che lui ha da poco liberato, ha preso di notte, di nascosto, la strada per il sud, verso il porto di Brindisi.
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L'ebrea errante - Edgarda Ferri
Edgarda Ferri ha una straordinaria abilità nel narrarci le vite di personaggi, più o meno noti, della storia, arricchendo lo svolgimento del tema con ampi approfondimenti sull´epoca di questi protagonisti, di modo che si ha la possibilità di ampliare la propria cultura con quadri precisi di periodi passati, dipinti in modo semplice, ma anche esauriente, con un´apprezzabile completezza che tuttavia non pregiudica il piacere della lettura. Che si tratti del grande Vespasiano Gonzaga di Il sogno del principe, o degli anonimi protagonisti del giorno della liberazione di L´alba che aspettavamo, tutti i personaggi oggetto di studio di questa grande narratrice hanno pari dignità, perché tutti sono protagonisti, in misura maggiore o minore, della storia. E´ in quest´ottica che viene presentata al lettore Beatrice de Luna Mendes, nata nel lontano Portogallo nel 1510, moglie fedele di Francisco Mendes, un commerciante di spezie ricco e famoso, ebreo convertito per aver salva la vita e per conservare le sue proprietà, un marrano come erano chiamati appunto gli israeliti che avevano abiurato la loro fede per abbracciare, quasi sempre solo in apparenza, quella cristiana. In un´epoca che vide alcune delle tante persecuzioni, gli ebrei furono costretti a lasciare la Spagna, dopo che i re di Castiglia avevano sconfitto i mori, invece molto tolleranti delle altre religioni, ed emigrarono verso molti paesi, ma soprattutto verso il Portogallo, agli inizi piuttosto permissivo. In seguito, tuttavia, il furore religioso di un frate, Diogo da Silva, confessore reale e capo dell´Inquisizione, travolse anche quel regno, con poche alternative per i giudei: o conversione piena, cioè non solo apparente, o confisca dei beni, esilio e in non pochi casi torture e morte sul rogo. In questo contesto Francisco Mendes si ammalò e morì, lasciando una immensa fortuna che donna Beatrice doveva gestire e amministrare per conto della figlia Brianda, che aveva solo sette anni. La vedova si trovò di colpo in una situazione difficile, perché marrana pure lei doveva essere abile nel dissimulare la sua fede originaria e nel contempo difendersi da chi avrebbe voluto approfittare della situazione. Tuttavia in lei maturò un orgoglio che non solo la spinse a operare per il meglio, ma ad agire, ovviamente nell´ombra, per soccorrere, grazie al denaro e al potere, altri ebrei che non avevano avuto la stessa fortuna. All´inizio si spostò nelle Fiandre, dove il fratello del marito faceva l´intagliatore di diamanti e dove l´Inquisizione era meno forte, poi con il propagarsi in Europa delle guerre di religione cominciò a viaggiare, da Anversa a Venezia, dove riprese il suo originario nome, Grazia Nasi, che era decaduto con la conversione, poi a Ferrara, ad Ancona e infine a Istanbul, dove diventò un personaggio importante alla corte di Solimano il Magnifico. In poco tempo diventò talmente potente da poter trattare con Papi e monarchi; al riguardo fece pressioni più volte sul Pontefice per alleviare lo stato di oppressione degli ebrei romani e pagò un ingente riscatto al viceré spagnolo di Napoli affinché un migliaio circa di ebrei convertiti, accusati dall´Inquisizione di comportarsi da falsi cristiani, potessero lasciare quel regno e trasferirsi nel più tollerante stato ottomano.
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