Abstract: Suadente e accattivante, la parola meritocrazia pervade ormai ogni discorso. Ripetuta come un mantra salvifico in ogni contesto sociale e professionale, oggi appare come l'unica opzione che possa affrancarci dal clientelismo e dalle sue disastrose conseguenze. Ma davvero il merito (termine quanto mai ambiguo) e l'ossessione valutativa che comporta ci offrono una via d'uscita? Nient'affatto, risponde Codello, perché la visione meritocratica è non solo irrealizzabile, in quanto basata su premesse false (la parità delle condizioni di partenza), ma anche indesiderabile, in quanto trasforma la disuguaglianza da fatto sociale a dato naturale. L'idea di fondo è infatti che ognuno di noi – chi ce la fa e chi non ce la fa – occupi nella piramide sociale il posto che "si merita": un riconoscimento inappellabile e interiorizzato che porta i "vincenti" a ritenere giustificato il proprio potere e i "perdenti" ad accettare la propria discriminazione. L'idea meritocratica si configura dunque come il trionfo del "governo dei migliori" da un lato e della "servitù volontaria" dall'altro. In definitiva, una sofisticata riproposizione del principio di disuguaglianza.
Titolo e contributi: L'illusione meritocratica
Pubblicazione: Eleuthera, 23/02/2024
EAN: 9788833022369
Data:23-02-2024
Suadente e accattivante, la parola meritocrazia pervade ormai ogni discorso. Ripetuta come un mantra salvifico in ogni contesto sociale e professionale, oggi appare come l'unica opzione che possa affrancarci dal clientelismo e dalle sue disastrose conseguenze. Ma davvero il merito (termine quanto mai ambiguo) e l'ossessione valutativa che comporta ci offrono una via d'uscita? Nient'affatto, risponde Codello, perché la visione meritocratica è non solo irrealizzabile, in quanto basata su premesse false (la parità delle condizioni di partenza), ma anche indesiderabile, in quanto trasforma la disuguaglianza da fatto sociale a dato naturale. L'idea di fondo è infatti che ognuno di noi – chi ce la fa e chi non ce la fa – occupi nella piramide sociale il posto che "si merita": un riconoscimento inappellabile e interiorizzato che porta i "vincenti" a ritenere giustificato il proprio potere e i "perdenti" ad accettare la propria discriminazione. L'idea meritocratica si configura dunque come il trionfo del "governo dei migliori" da un lato e della "servitù volontaria" dall'altro. In definitiva, una sofisticata riproposizione del principio di disuguaglianza.
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