Migrazioni verticali. La montagna ci salverà?
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Risorsa locale

Membretti, Andrea - Barbera, Filippo - Tartari, Gianni

Migrazioni verticali. La montagna ci salverà?

Abstract: La montagna non ci salverà, a menoche prima non si salvi la montagnacon i suoi boschi, pascoli, luoghi,comunità di persone, tradizioniculturali, economie, diversità umanaed ecosistemica.La montagna è vista sempre più come un'opportunità di vita, un'alternativa tutto sommato vicina, da quanti desiderano abbandonare le metropoli, soffocate dagli effetti dell'iper agglomerazione sociale e produttiva. Il movimento dei "montanari per scelta" ha tracciato la pista, seguito dalla crisi pandemica e dalla diffusione dello smart working: oggi la pressione posta dal cambiamento climatico sulle città bollenti e inquinate fa emergere con più evidenza una diffusa aspirazione a trasferirsi nelle terre alte, che sia in modo permanente o per lunghi periodi all'anno. La verticalità entra così in queste forme di nuova mobilità umana, che possiamo ricondurre alla categoria più ampia delle migrazioni: chi sono dunque, e chi saranno nel prossimo futuro, i "migranti verticali"? Con un approccio transdisciplinare – dalla sociologia alla climatologia, alla geografia economica e alle scienze ambientali – e sulla base di dati scientifici originali, questo volume collettivo prova a tracciare un profilo delle diverse categorie di persone spinte verso la montagna da un insieme di fattori, tra i quali gli effetti dei mutamenti climatici nelle grandi città iniziano a rivestire un ruolo importante, a livello di immaginari come di progettualità concrete. Se la montagna attira nuovi abitanti, al tempo stesso si va però fragilizzando: frane, eventi estremi, abbandono dei terreni, siccità, invecchiamento delle popolazioni locali. Il clima che cambia espone a nuovi rischi proprio quei luoghi a lungo dimenticati e di cui sono rimasti in pochi a prendersi cura. La montagna non ci salverà, dunque, a meno che prima le città non la aiutino a salvare se stessa, a ritrovare il suo ruolo in un rapporto paritario ed ecosistemico con la pianura, dentro nuove forme di equilibrio, necessariamente metromontano.


Titolo e contributi: Migrazioni verticali. La montagna ci salverà?

Pubblicazione: Donzelli Editore, 10/07/2024

EAN: 9788855225830

Data:10-07-2024

Nota:
  • Lingua: italiano
  • Formato: EPUB con DRM Adobe

Nomi:

Dati generali (100)
  • Tipo di data: data di dettaglio
  • Data di pubblicazione: 10-07-2024

La montagna non ci salverà, a menoche prima non si salvi la montagnacon i suoi boschi, pascoli, luoghi,comunità di persone, tradizioniculturali, economie, diversità umanaed ecosistemica.La montagna è vista sempre più come un'opportunità di vita, un'alternativa tutto sommato vicina, da quanti desiderano abbandonare le metropoli, soffocate dagli effetti dell'iper agglomerazione sociale e produttiva. Il movimento dei "montanari per scelta" ha tracciato la pista, seguito dalla crisi pandemica e dalla diffusione dello smart working: oggi la pressione posta dal cambiamento climatico sulle città bollenti e inquinate fa emergere con più evidenza una diffusa aspirazione a trasferirsi nelle terre alte, che sia in modo permanente o per lunghi periodi all'anno. La verticalità entra così in queste forme di nuova mobilità umana, che possiamo ricondurre alla categoria più ampia delle migrazioni: chi sono dunque, e chi saranno nel prossimo futuro, i "migranti verticali"? Con un approccio transdisciplinare – dalla sociologia alla climatologia, alla geografia economica e alle scienze ambientali – e sulla base di dati scientifici originali, questo volume collettivo prova a tracciare un profilo delle diverse categorie di persone spinte verso la montagna da un insieme di fattori, tra i quali gli effetti dei mutamenti climatici nelle grandi città iniziano a rivestire un ruolo importante, a livello di immaginari come di progettualità concrete. Se la montagna attira nuovi abitanti, al tempo stesso si va però fragilizzando: frane, eventi estremi, abbandono dei terreni, siccità, invecchiamento delle popolazioni locali. Il clima che cambia espone a nuovi rischi proprio quei luoghi a lungo dimenticati e di cui sono rimasti in pochi a prendersi cura. La montagna non ci salverà, dunque, a meno che prima le città non la aiutino a salvare se stessa, a ritrovare il suo ruolo in un rapporto paritario ed ecosistemico con la pianura, dentro nuove forme di equilibrio, necessariamente metromontano.

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